6/1/2020

EnterprisinGirls partecipa alla consultazione pubblica della Commissione UE

EnterprisinGirls partecipa alla consultazione pubblica della Commissione UE sul differenziale salariale di genere.


Fin dalla sua nascita siamo presenti nella piattaforma WEgate creata dalla Commissione UE  in cui le associazioni d'impresa di donne di oltre 30 paesi si confrontano e creano sinergie. Il lavoro, e la costruzione di relazioni, è il nostro ambito d'intervento, partecipare alla consultazione pubblica lanciata dalla Commissione significa dare un contributo  fornendo esempi di azioni concrete da porre in essere.

"Molto spesso , troppo, negli annunci di lavoro - in Italia - la retribuzione non è dichiarata, viene detto che sarà "commisurata al reale grado di esperienza e competenza del candidato" e accade che se il candidato è di genere maschile al termine dei colloqui svolti l'offerta del datore di lavoro sarà maggiore rispetto a quella formulata per una candidata di genere femminile.

Questo accade perché si ritiene che una donna non contratterà sulla retribuzione offerta, si considera che se andrà in maternità l'azienda dovrà sopportarne costi e disagi e si ritiene, infine, che il modello sociale accetta una retribuzione inferiore per una donna poiché il suo reddito è rubricato come integrativo di quello maschile in una gestione familiare. L'uomo rimane, nel modello sociale corrente, il capo famiglia anche se l'evoluzione delle dinamiche socio-demografiche registrano un significativo aumento di donne single, divorziate e uniche percettrici di reddito in famiglie in cui il partner è disoccupato/inoccupato.

La possibilità di offrire sul mercato posizioni lavorative senza l'obbligo della dichiarazione dello stipendio offerto alimenta la disparità di trattamento salariale. Se una donna domanda - durante il primo colloquio - qual è lo stipendio previsto le viene risposto che è aggressiva e poco orientata alle logiche aziendali bensì troppo concentrata sulle dinamiche personali, se la stessa domanda la pone un uomo la risposta che riceve è un numero, una cifra relativa a uno stipendio base che si parametrerà sul grado di esperienza, competenza, etc.
Sarebbe utile - e auspicabile - prevedere l'obbligo di dichiarazione di uno stipendio base che, sebbene lasci aperta la porta alla possibilità di una differenza di remunerazione a seguito della valutazione delle competenze/conoscenze/abilità, garantisca l'equità nel livello di partenza. Allo stesso tempo è necessario creare strumenti di informazione/formazione affinché le donne imparino a contrattare le posizioni lavorative.

Bisogna impegnarsi per andare al superamento del doppiopesismo per cui se una donna chiede di conoscere e stabilire le condizioni contrattuali è aggressiva e più interessata a se stessa che al lavoro mentre se la richiesta proviene da un uomo è normale e legittima, se una donna chiede l'equiparazione - a parità di titoli/esperienza/mansioni - con un collega uomo viene liquidata come piantagrane femminista, se un uomo chiede il congedo di maternità è un "mammo".
E' necessario lavorare al processo di cambiamento culturale attraverso una pluralità di strumenti, cogenti e non. Dichiarare il livello di retribuzione in una offerta di lavoro deve diventare parte integrante dell'offerta al fine di tutelare gli aspiranti lavoratori garantendone le pari opportunità."